Canzone del maggio

maggio

Il 3 maggio 1968 cominciava il Maggio francese. Io c’ero, ma avevo cinque anni e ci capivo poco (non dico nulla, perché il nulla non esiste). Anche adesso, che di anni ne ho più di cinquanta, sinceramente ne capisco poco. I ragazzi scrivevano «Vietato vietare», Godard li filmava con la sua cinepresa, i poliziotti caricavano, le barricate crollavano, si disselciavano le strade e nelle aule della Sorbona si faceva l’amore. Forse è vero, come disse Pasolini, che gli studenti che lanciavano porfido erano solo piccolo-borghesi (Renzi, cercando la parafrasi, preferisce chiamarli figli di papà, come se lui fosse figlio di zio). Ma forse no, forse non lo erano. «Forse la giovinezza è solo questo/perenne amare i sensi e non pentirsi», scrive Sandro Penna. E allora quei ragazzi erano soltanto amanti, amanti che seguivano le regole, Amants réguliers, come nel film di Garrel: rivoluzionari senza rivoluzione, non sognatori, soltanto sognati. Ma l’ho già detto, ne capisco poco. E quel poco è seppellito a Wounded Knee.