Ipotermia

ipotermia

Ipotermia. I migranti ora muoiono così. Di freddo si moriva nel secolo scorso. Di freddo si moriva nelle fiabe, come la piccola fiammiferaia di Andersen. Di freddo si moriva quando ancora esisteva la morte, quella vera. Oggi nel linguaggio artificioso e artificiale dei telegiornali si muore d’ipotermia. Ipotermia è la parola ipocrita – per quanto sia “tecnicamente” esatta – con cui si reclude la morte, la materialità sporca e puzzolente e gonfia d’acqua della morte, in un recinto d’aridità pulita, da cui le sia impossibile fuggire. Morire d’ipotermia non è morire: è essere rinchiusi in un limbo linguistico, in una morte di cui si nega il senso, il peso, l’incombenza. Morire d’ipotermia è non essere vissuti. Ed è questo che quei morti non capiscono: che della loro morte non ci importa nulla, come non ci importava della loro vita.