Un partigiano come presidente

pertini

È stato il presidente più amato. Quello più popolare, soprattutto dopo Spagna ’82. È morto venticinque anni fa, il 24 febbraio 1990. Ed ora la sua casa natale, a Stella, vicino a Savona, cade a pezzi, o comunque versa in pessime condizioni. I simbolismi sono spezzo forzati, spesso retorici, spesso sbagliati. Eppure il fatto che la casa di Pertini stia per crollare non può non apparire metaforico. «Buongiorno, Italia, gli spaghetti al dente e un partigiano come Presidente…» cantava Toto Cutugno, aedo nazionalpopolare di una patria scomparsa. Oggi gli spaghetti sono scotti, nessuno augura più buongiorno e come Presidente abbiamo un (ex) democristiano. Le autoradio non esistono più, i canarini sopra la finestra sono scomparsi (o quasi), gli unici occhi di Maria sono quelli della De Filippi e anche Dio non si sente tanto bene. Stando così le cose lasciatemi cantare una canzone senza titolo, tanto pe’ cantà, pe’ fa quarche cosa. Non è gnente de straordinario, è robba der paese nostro, che se po’ cantà pure senza voce, basta ‘a salute. Quanno c’è ‘a salute c’è tutto. Basta ‘a salute e un par de scarpe nove, poi girà tutto er monno; e m’a accompagno da me. Ma guardate la foto qui sopra. Guardate il riflesso nel vetro. Non pare che il Presidente abbia ancora il fucile sulla spalla? Allora, forse, sì… buongiorno, Italia.